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ENNA. SEQUESTRATO IL TESORO DELL'AVV. BEVILACQUA
I Cc hanno messo i sigilli a terreni, appartamenti e titoli postali
Angelo Severino

Barrafranca (Enna), 21 apr. - All’avvocato penalista Raffaele Bevilacqua, ritenuto dagli inquirenti il rappresentante provinciale di Cosa nostra nell’Ennese, sono stati sequestrati beni per un valore complessivo di 700 mila euro. Ad eseguire il provvedimento, emesso dal tribunale di Enna su proposta del procuratore della Repubblica, Salvatore Cardinale, sono stati i carabinieri del comando provinciale ennese unitamente al personale della Dia di Caltanissetta.

I beni immobili riconducibili a Bevilacqua e sottoposti a sequestro sono: 18 appezzamenti di terreni, per un’estensione di circa 5 ettari complessivi, dislocati fra i comuni di Barrafranca, Piazza Armerina e Pietraperzia); una villa a tre piani (con ben 31 camere) costruita a Barrafranca su un’area di circa 2000 metri quadrati; un immobile ubicato a Piazza Armerina comprendente 4 vani e a una porzione di fabbricato sito a Barrafranca di 63 metri quadrati. Inoltre sono stati sequestrati sei buoni postali per 14 mila euro complessivi.

Il sequestro, che ha interessato tutti quei beni di cui gli investigatori ritengono che possano essere frutto di attività illecite o che costituiscano un riciclaggio di denaro, è stato operato anche nei confronti della moglie dell’avvocato barrese e arriva alla fine di una lunga e complessa attività che ha visto impegnati i carabinieri del nucleo operativo del reparto operativo del comando provinciale di Enna e la Dia nissena.

Sarebbe stato così accertato una netta difformità tra i redditi dichiarati dai coniugi Raffaele e Giuseppa Bevilacqua e le osservazioni fatte dagli stessi inquirenti. Alcuni beni immobili di loro proprietà, infatti, non troverebbero giustificazione nei modesti redditi prodotti dai coniugi come, tra l’altro, anche i buoni fruttiferi per diversi milioni di lire acquistati a fronte di redditi annui dichiarati inferiori al milione di lire.

Alcuni degli appezzamenti di terreno, sottoposti adesso a sequestro, sarebbero stati acquistati insieme ad altri mafiosi di spicco delle famiglie ennesi come nel caso di un terreno comprato nel 1988 in società con Borino Micciché, ritenuto boss di Pietraperzia e assassinato nel 1992. Il sequestro dei beni è di natura preventiva con lo scopo di impedire che l’avvocato Bevilacqua, con la complicità di altri suoi soci, possa alienarli o comunque sottrarli alla eventuale definitiva confisca.

Il procuratore Salvatore Cardinale, durante la conferenza stampa di ieri mattina, parlando sull’importanza della decisione del tribunale nei confronti di Raffaele Bevilacqua, ha fatto rilevare come «i mafiosi gradissero il carcere ma non il vedersi espropriare i propri beni».

Angelo Severino



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Articolo inserito giovedì 21 aprile 2005 alle 21.22
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