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ARRESTATO PRESUNTO BOSS EMERGENTE
Sarebbe il rappresentante della famiglia mafiosa di Pietraperzia
Angelo Severino
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Pietraperzia (Enna), 20 mar. - A Pietraperzia i carabinieri del comando provinciale, unitamente agli agenti della polizia di Stato di Enna, hanno arrestato il pregiudicato Giovanni Monachino, 41 anni, ritenuto dagli investigatori un esponente di spicco di Cosa Nostra nell'Ennese.
L'uomo era stato già arrestato il 23 febbraio del 2000 nel corso dell'operazione denominata "Ferro battuto", un'articolata indagine condotta dal reparto operativo dell'Arma di Enna, attraverso la quale era stato scoperto che la famiglia mafiosa di Pietraperzia controllava gli appalti pubblici, imponendo anche l'assunzione di manodopera gradita ai boss e l'acquisto di materiali da ditte controllate direttamente dalla cosca.
In particolare, Giovanni Monachino e Giuseppe Anzallo sono stati riconosciuti colpevoli di associazione mafiosa per essersi inseriti illecitamente nella gestione dell'appalto di metanizzazione del comune di Pietraperzia, i cui lavori se li erano aggiudicati la ditta "C.P.L. Concordia" di Modena per un importo complessivo di quattro miliardi e mezzo di lire, nonché per avere ottenuto denaro a titolo estorsivo e fatto assumere personale a loro vicino.
Le indagini del reparto operativo dei carabinieri, nell'ambito dell'operazione "Ferro battuto" (nella quale sono confluiti in sede dibattimentale anche i risultati delle indagini svolte in modo autonomo dalla squadra mobile ennese), furono coordinate dalla procura distrettuale antimafia di Caltanissetta e hanno permesso di dimostrare come Monachino, unitamente ad altri appartenenti alla criminalità organizzata, abbia costituito una cellula di Cosa Nostra dedita all'infiltrazione negli appalti pubblici e alle estorsioni.
Nel maggio del 2002 il tribunale di Enna ha condannato Monachino alla pena di sette anni di detenzione, con l'aggravante di essere il rappresentante della "famiglia" di Pietraperzia, e Anzallo a sei anni e sei mesi, con l'aggravante di essere il viceprovinciale di Cosa Nostra. Come disposto dalla procura generale di Caltanissetta, in seguito alla sentenza definitiva di condanna emessa dalla Corte di cassazione, Monachino dovrà ora espiare un anno di reclusione, ossia la pena restante di quella già scontata in regime di custodia cautelare in carcere. Inoltre, gli è stata applicata una pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale nonché la misura di sicurezza della libertà vigilata per un anno.
Tra Pietraperzia e Barrafranca, nei mesi scorsi è stata compiuta dagli stessi carabinieri del reparto operativo l'operazione cosiddetta "Gran secco" che ha portato, tra gli altri, anche all'arresto dell'avvocato Raffaele Bevilacqua, presunto rappresentante provinciale di Cosa Nostra. Monachino era già conosciuto alle forze dell'ordine fin dagli inizi degli anni '90.
Il 21 agosto del '92 fu individuato dalla polizia stradale a Sacchitello, nell'area di servizio dell'autostrada A19, mentre con Paolo Severino, Filippo Mingrino, Mario Potente e Calogero Farruggia stavano progettando l'omicidio di Gaetano Leonardo, detto "Tanu 'u liuni", poiché vi sarebbe stato un conflitto fra le famiglie di Enna e Pietraperzia.
Monachino, in quell'occasione, fu arrestato perché trovato in possesso di una pistola calibro 9. Il 17 novembre dello stesso anno, in seguito alle rivelazioni dei pentiti Leonardo Messina e Paolo Severino, gli fu notificato in carcere un altro ordine d'arresto, nell'ambito dell'operazione "Leopardo I". In primo grado fu condannato a sei anni di carcere, mentre in appello la sua posizione fu stralciata.
Angelo Severino
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Articolo inserito
sabato 20 marzo 2004
alle
13.46
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