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OPERAZIONE ANTIMAFIA A ENNA
Arrestati i capi famiglia di Barrafranca e Regalbuto
Angelo severino

Enna, 4 feb. - Nelle prime ore di quest'oggi cinque persone, ritenute esponenti di spicco di Cosa Nostra ennese, sono state arrestate dagli agenti della squadra mobile di Enna in collaborazione con quelli di Caltanissetta, Milano e Cremona. Fra gli arrestati anche i capi famiglia di Barrafranca e Regalbuto. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata firmata dal Gip del tribunale di Caltanissetta, Giovanbattista Tona, accogliendo la richiesta del pubblico ministero della Dda nissena, Roberto Condorelli.

L'attività investigativa è stata confermata da alcuni collaboratori di giustizia che hanno indicato i nuovi capimafia delle province di Enna e Caltanissetta. Le cinque persone arrestate all'alba di oggi, durante l'operazione denominata "Sgarbo", sono ritenute responsabili dei delitti di associazione mafiosa ed estorsione aggravata continuata, aggravata dall'aver commesso i fatti avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e omertà previste dall'articolo 416 bis del codice penale, al fine di agevolare l'attività mafiosa di Cosa Nostra di Enna.

«Questa è da considerarsi un'operazione molto importante - ci ha detto il dirigente della squadra mobile ennese, Tito Cicero - e pur non essendoci stato un numero elevato di arresti rispetto ad altre simili azioni di polizia, tuttavia c'è da segnalare che trattasi di un'operazione di grosso spessore per i personaggi che sono ritenuti essere i capi indiscussi nel loro territorio».

Gli arrestati sono: Vincenzo Militello, 52 anni, originario di Regalbuto dove risiede; Calogero Ferruggia, 43 anni, di Pietraperzia ma residente a Peschiera Borromeo in provincia di Milano; Salvatore Privitelli, 35 anni, e Giuseppe Privitelli, 28 anni, entrambi nati a Mazzarino ma residenti a Barrafranca; Antonino Tramontana, 51 anni, originario di Pietraperzia ma residente a Spino D'Adda in provincia di Cremona.



Tutti e cinque sono riconducibili, a diverso titolo, all'associazione mafiosa e indagati anche per fatti diversi. Vincenzo Militello era stato già inquisito al termine delle indagini che si conclusero nel maggio del 2001 con l'operazione antimafia denominata "Parafulmine". Secondo le indicazioni dei pentiti, è considerato come uno dei maggiori esponenti mafiosi dell'Ennese ancora in libertà. Militello, all'interno di Cosa Nostra, sarebbe ritenuto essere a capo della cellula mafiosa di Regalbuto e inoltre rivestirebbe la qualifica di "consigliere" provinciale che rappresenta gerarchicamente la terza carica, dopo il rappresentante e il sottocapo, della provincia d'appartenenza.

Calogero Ferruggia starebbe ai vertici della famiglia di Pietraperzia ed è ritenuto dagli investigatori responsabile di avere agevolato la latitanza del boss e del killer gelese Antonio Rinzivillo, catturato poi nell'aprile del 2001 a Pioltello in provincia di Milano nel corso di un'operazione congiunta delle squadre mobili di Enna, Caltanissetta e Milano.

Gli atri tre arrestati, i Privitelli e Tramontana, sono stati indicati da Liborio Di Dio, oggi pentito e allora capo famiglia della frangia mafiosa di Enna, come gli autori di un'estorsione ai danni di un imprenditore che stava eseguendo dei lavori edili su di un muro di sostegno lungo la circonvallazione di Barrafranca e dati in sub appalto proprio allo stesso Di Dio che è anche cognato di Gaetano Leonardo, ritenuto nel 2001 il rappresentante provinciale ennese di Cosa Nostra.

Ci fu allora una trattativa sulla percentuale da pagare ma alla fine Di Dio se ne uscì dicendo che sarebbe stato disposto soltanto a offrire loro un buon caffè e ci fu un accordo per un "pizzo" di un paio di milioni di lire, somma che però non sarebbe arrivata al destinatario. Questo episodio fu considerato da Liborio Di Dio come uno "sgarbo" da parte di Salvatore Privitelli e lo interpretò un vero e proprio gesto di sfida.

Angelo Severino



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Articolo inserito mercoledì 4 febbraio 2004 alle 21.54
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