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PROFESSIONI, GIORNALISTI AD ENNA
Il giornalismo, fatto d’inchieste e da notizie da sviscerare, rimane imbavagliato
Angelo Severino

Enna, 5 sett. - Si può fare vero giornalismo, senza essere condizionati politicamente o controllati da lobby, in una provincia piccola e povera come quella di Enna? Teoricamente potrebbe anche essere possibile ma praticamente no, assolutamente è un’ipotesi inattuabile. Nel momento in cui ti si consente di esprimere liberamente le tue opinioni, è semplicemente perché prima ti si vuole studiare molto attentamente e comprendere quindi quale potrebbe essere la tua futura intenzione su chi e su cosa vuoi eventualmente scrivere. E ben presto il vero giornalismo, quello fatto d’inchieste, da notizie da sviscerare, per meglio intenderci, rimane imbavagliato mentre il giornalista, quello autentico, comincia a sentire sul proprio collo il fiato ravvicinato del qualcuno di turno che gentilmente gli sussurra all’orecchio il consiglio disinteressato di lasciar perdere l’inchiesta della quale con tanto zelo si sta occupando.

Alla fine, se vuol continuare nella professione in cui fermamente crede, non gli resta che percorrere una di queste due strade: o andar via da Enna e, se avrà fortuna, accasarsi nella redazione di qualche prestigiosa testata nazionale oppure rimanere ad Enna per continuare, senza alcuna aspirazione per un migliore futuro, a trasmettere al giornale i semplici comunicati stampa, arrivati in mattinata via fax al suo ufficio, e, al massimo, aspirare a diventare il portavoce di questa o di quella voce politica o di questa o di quella istituzione locale.

A Enna manca l’acqua potabile e viene data ogni tre giorni, a turno nei quartieri della città. E se la crisi idrica fosse creata ad arte per attingere parecchio danaro pubblico riservato all’emergenza idrica in Sicilia? E così un giornalista risoluto, che ha nel cuore il bene della sua città, scopre che è tutto un artificio e scrive una serie di articoli, arrivando persino a rintracciare ben sei pozzi già trivellati da due anni e alcune sorgenti che, pur potendo offrire decine di litri del prezioso liquido, inspiegabilmente rimangono chiusi.

E se a qualcuno potrebbe venire in mente di dare un premio a questo esemplare giornalista per il suo brillante lavoro svolto, sicuramente si sta sbagliando perché, al contrario, le querele e le intimidazioni hanno già preso il posto della gratificazione. E non diciamo i guai che egli potrebbe passare, e che ha già sperimentato, nel caso in cui vorrebbe pubblicare altre sue inchieste su eventi inspiegabili che hanno portato la provincia ennese a essere la più povera e la più abbandonata d’Italia, dove una falsa disoccupazione e un arrogante assistenzialismo pian piano sta destinando a depennare Enna come capoluogo di provincia, di una provincia che esiste soltanto nelle cartine geografiche. Allora, si può fare vero giornalismo rimanendo ad Enna? No. Non se ne è mai fatto nel passato e, non è per essere pessimisti, non si continuerà mai a farlo nel futuro.



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Articolo inserito giovedì 5 settembre 2002 alle 23.07
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