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A cura del movimento politico e culturale "Per Una SICILIA INDIPENDENTE" - P.U.S.I.
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La classe politica dirigente siciliana cerca un alibi per il suo fallimento.
Dice che è tutta colpa dello Statuto Speciale, della Sicilianità e del Sicilianismo.
17 ottobre 2007 - Tranne pochissime lodevoli eccezioni, i mass media, in Sicilia, hanno mantenuto in vigore quella congiura del silenzio, che ben li caratterizza (nel senso che possiamo solo intuire), nei confronti dell'Indipendentismo siciliano. Silenzio soprattutto sulle proteste e sulle denunce avanzate nei confronti delle manovre, messe in moto dai partiti italiani, di fatto legati al più bieco centralismo antisiciliano di taglio ottocentesco (anche se ovviamente non dichiarato).
Questi partiti in concreto fanno di tutto per smantellare lo Statuto Siciliano e la stessa Autonomia. Lo fanno a tappeto, in fretta e furia per impedire che il Popolo Siciliano di oggi (deculturizzato e narcotizzato dall'opera colonizzatrice degli stessi partiti) possa scoprire il valore e le potenzialità dei diritti costituzionali dello Statuto Siciliano. E quindi rivalutare la "specialità" dello Statuto stesso (conquistato dopo una dura e sanguinosa lotta di massa), il suo ruolo di strumento di autogoverno e di democrazia, la sua particolarissima natura giuridico-costituzionale, le sue ampie prerogative e le "guarentigie". Nonché, la sua funzione riparatrice rispetto ai danni subìti dalla Sicilia a causa della conquista del 1860.
Si ricorre quindi a tutto. Dalle astuzie più raffinate, come quella del campanilismo esasperato, a espedienti rozzi e arroganti. Dalle falsità storico-giuridiche ai martellamenti televisivi. Il refrain più in voga è quello di attribuire alla "specialità" dello Statuto le nefandezze, le disfunzioni, i pasticci, le incapacità, gli imbrogli, il malgoverno, le infiltrazioni affaristico-mafiose, il clientelismo "scientifico", gli sprechi, i tradimenti, i fiaschi, le meschinità, gli scandali, gli inciuci che sono stati concretizzati, dal 1946 in poi, proprio alla classe pseudo-dirigente, dai partiti politici italiani (peraltro "centralismi" come sempre) e dai loro proconsoli in Sicilia. Quelli cioè che hanno gestito, sequestrato, usato la Regione Siciliana in nome (non già dell'Autonomia o del Popolo Siciliano) ma in nome del "centralismo" del partitismo dell'ascarismo.
Tutto questo in un clima di colonialismo culturale, morale e politico da terzo o da quarto mondo. E, in questo quadro, le eccezioni, rarissime, ma che pur ci sono, confermano la regola generale. Il grosso della classe pseudo-dirigente, così facendo, può crearsi un alibi al proprio fallimento politico e acquistare così benemerenze e referenze verso gli attuali vertici di potere reale. Ma non basta. Si vuole di più, molto di più. Si vuole salvare l'immagine e la sostanza. Si pretende, cioè di amnistiare, in modo informale e automatico, un reato, molto grave, che diventa più pesante in uno Stato democratico, in uno Stato di diritto.
Un vero e proprio cadavere nell'armadio dei moralisti di turno e dei professionisti della legalità e della democrazia. Il reato, cioè, di aver violato e di continuare a violare la Costituzione. Sì, perché lo Statuto Siciliano è parte integrante della Costituzione. Violando lo Statuto Siciliano, si viola la Costituzione e si tradisce il "pactum" con il Popolo Siciliano. Avanti tutta, dunque!
La responsabilità di oltre mezzo secolo di pessimo governo e di schifosa amministrazione? La mancanza di acqua? La pessima qualità della vita e tutti gli altri disastri che abbiamo accennato poco fa? Semplicissimo: tutta colpa dello Statuto Speciale, anche se mai applicato integralmente e orrendamente mutilato. E altre colpe, quelle che ovviamente non si possono addebitare allo Statuto, si devono allora attribuire alla Sicilianità, al Sicilianismo, alla insularità e via dicendo. E così facendo, non si corre peraltro neppure il pericolo di passare per razzisti, perché, si sa, parlare contro la Sicilianità fa tanto fine, tanto chic, tanto intellettuale. Fa tendenza.
Conclusione. Eliminare lo Statuto Speciale di Autonomia "necesset". Eliminandolo o facendolo retrocedere al rango di un semplice statuto ordinario, tutti i problemi per chi ha violato e vuole continuare a violare e a calpestare lo Statuto Siciliano, infatti, si risolverebbero. E, chissà, l'avere eliminato uno statuto, "assassino" e rompiscatole, potrebbe essere annoverata come opera meritoria per gli attuali politicanti egemoni. Altro che reato!
I farabutti di tutto il mondo sono avvisati. Anche per loro si prospettano amnistie generali e probabili beatificazioni laiche. A condizione, ovviamente, che diano la loro coltellata alle spalle dello Statuto Speciale di Autonomia e, perché no, del Popolo Siciliano, della Nazione Siciliana. Ci provino, se ne sono capaci.
Gli Indipendentisti e i Separatisti Siciliani di Enna vogliono che sia applicato lo Statuto Siciliano
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