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A cura del movimento politico e culturale "Per Una SICILIA INDIPENDENTE" - P.U.S.I.
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DICIAMO NO a chi spaccia per "Sicilianiste" rivendicazioni anti-siciliane che magari mirano a pugnalare alle spalle il Popolo Siciliano. DICIAMO NO, quindi, al Ponte sullo Stretto di Messina, anche a prescindere dalla fortuita rinunzia del governo Prodi.
DICIAMO NO alla vanificazione dello Statuto e dei diritti costituzionali del Popolo Siciliano. DICIAMO NO allo strangolamento della Sicilia produttiva. E ancora DICIAMO NO agli pseudo-sicilianisti.
3 ottobre 2007 - La nuova sfida, portata avanti dall'Indipendentismo forte e puro, consiste soprattutto nel contrastare adeguatamente e con il massimo impegno la recente strategia di gruppi di potere e di movimenti che, in buona o in cattiva fede, continuano a spacciare per sicilianiste rivendicazioni che proprio sicilianiste non sono. E che forse non sono neppure "rivendicazioni" (ma imposizioni dall'alto).
Pseudo-rivendicazioni, pertanto, che, dicevamo, vengono così veicolate in Sicilia con vari espedienti propagandistici, distraendo il Popolo Siciliano dai gravissimi problemi che gli bruciano sulla pelle, ed ingannandolo. E talvolta coinvolgendo il Popolo Siciliano stesso, frastornato da un chiasso mirato e ammaliato da tanto falso sicilianismo, in lotte controproducenti e depistanti.
Un falso sicilianismo, peraltro, così astuto da adottare slogan, simboli, parole, sigle e atteggiamenti (e anche "travestimenti") che si confondono con quelli autentici e che sono in grado di sollevare un enorme "pruvulazzu". Il tutto mentre la Sicilia brucia. Non solo metaforicamente. Mentre l'economia siciliana non decolla. Mentre i diritti costituzionali del Popolo Siciliano (leggi: Statuto Speciale e ciò che ne deriva) vengono calpestati. Mentre la mafia, la sua "etica" e la sua cultura dilagano... anche in politica.
Occhio quindi ai trucchi! Occhio agli imitatori e ai falsari a ogni livello! Rispetto e dialogo, però, per quanti invece sono in buona fede. E, a loro volta, aperti al confronto nell'interesse supremo della Sicilia. Anche quando, questi ultimi, oggi possano essere di opinioni diverse dalle nostre. La vicenda del "ponte imbuto" sullo Stretto di Messina sarebbe stata e sarebbe, qualora l'iniziativa fosse risuscitata (e forse lo è comunque per quello che si è fatto e si è detto senza ritegno e alla grande), in proposito, molto significativa. Si è peraltro approfittato della informazione, il più delle volte compiacente e a senso unico, per far credere che la costruzione del "ponte-monstrum" fosse la panacea di tutti i mali della Sicilia.
E per distrarre il Popolo Siciliano da altre problematiche più pressanti, da altre soluzioni più idonee e più "producenti" quali quella di collegare la Sicilia, via mare e via aerea, con ogni angolo del mondo in modo più diretto, più veloce, più economico. E meglio funzionante. Mentre si sapeva e si sa che se il "ponte-faraonico" fosse realizzato funzionerebbe soltanto qualche giorno alla settimana, a causa delle oscillazioni provocate alla campata unica, lunghissima, dalle tante raffiche di vento poco più forti del "normale". E non parliamo delle scosse telluriche e dei frequenti terremoti, per ragioni di buon gusto, dal momento che il pericolo del "ponte-canaglia" sembrerebbe momentaneamente allontanato per una "fortuita" decisione del governo Prodi.
Perché poi chiudere gli occhi e la mente a quelli che sono gli esempi e le esperienze di Malta? La quale ha "sorpassato" le presenze turistiche della Sicilia e dispone di una delle flotte aeree più moderne, più grandi e meglio funzionanti del mondo? Pur non disponendo di alcun ponte? Ma avendo consapevolezza della propria identità e del valore della insularità.
Ci preme, altresì, ricordare che la vicenda "ponte-imbuto" è stata capace addirittura di fare inconsciamente e ufficiosamente "camminare" e tollerare (anche se mai accettate dai Siciliani e dai Calabresi, dai Messinesi e dai "Reggitani") l'idea e la "congiura", in base alle quali la Sicilia si potrebbe dividere in tre "regionicchie". A iniziare dalla "regionicchia dello Stretto" con la fusione innaturale delle città di Messina e di Reggio Calabria e delle rispettive province.
Ci permetteremo di tornare sull'argomento "ponte-imbuto" anche in futuro perché temiamo che i partiti "dominanti" in modo "trasversale", ovviamente, e il governo italiano possano sempre cambiare orientamento. E anche perché la manovra di dividere e di assassinare l'unica vera Sicilia, non è stata mai archiviata. E cerca altre strade. Così come ci sembra che sia restata in piedi l'altra grande manovra. Quella cioè di fare arrivare debole e "divisa" la Sicilia agli appuntamenti internazionali e intercontinentali. Agli appuntamenti mediterranei, agli appuntamenti europei. All'appuntamento con l'Area Euromediterranea di Libero Scambio che dovrebbe entrare in funzione nel 2010.
Riteniamo, infine, scandaloso e inaccettabile che, in questo contesto, vengano passati in secondo piano, o peggio oscurati, argomenti della massima importanza e attualità come quello della costante violazione dello Statuto Siciliano e della vanificazione della specialità dell'Autonomia Siciliana, con conseguente violazione della "legalità costituzionale"; come quello del fisco che potrebbe strangolare l'economia siciliana (e che, tanto per non sbagliare, ha cominciato a farlo con la compiacenza, pressoché totale, dei rappresentati locali dei partiti e delle forze politiche presenti nei parlamenti di Palermo, di Roma e di Bruxelles).
Come quello della "de-industrializzazione programmata" e dello "smantellamento della Sicilia produttiva" (particolarmente scomoda per i teorici della politica parassitaria e rinunciataria); come quello delle presunte "scorie nucleari all'interno della miniera di Pasquasia" (a pochi chilometri da Enna) e delle tante altre questioni scottanti e irrisolte, non più trascurabili né camuffabili, legate al futuro e all'esistenza stessa del Popolo Siciliano, della Nazione Siciliana.
Il tutto in nome e per conto della politica politicata e consociativa dei partiti e dei "personaggi", dominanti in Sicilia, che amano innanzitutto l'omologazione e la subordinazione a interessi estranei alla Sicilia stessa e spesso contrastanti con le aspettative e le esigenze e le speranze del Popolo Siciliano. E che amano anche le passerelle, gli show, il "magna-magna", i nani e le ballerine e chi più ne ha più ne metta. Per non parlare di tutte le altre cose che il Popolo Siciliano ben conosce o puù intuire. Contro queste forze il Popolo Siciliano stesso, in prima persona, dovrà lottare democraticamente e con metodi non violenti. Senza però delegare ad altri la difesa dei propri diritti e dei propri interessi. Nel rispetto dell'antico, saggio e glorioso assioma Sicilianista, secondo il quale è necessario "insorgere per risorgere".
Gli Indipendentisti e i Separatisti Siciliani di Enna dicono NO agli pseudo-sicilianisti
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